L'India è il settimo Paese per estensione geografica al mondo (3.287.590 km²) e il secondo più popolato con 1.156.897.766 abitanti (dati 2008) che, secondo alcune statistiche, potrebbero arrivare a superare la Cina nel 2037.
I problemi di un Paese così vasto sono dunque enormi, ma non mancano per questo le innovazioni e la ricerca di modelli che migliorino la qualità di vita degli abitanti.
Proprio per questo Nuova Deli, Bombay e Pune hanno deciso di intraprendere una nuova strada e dare una svolta alla propria politica dei rifiuti, chiedendo anche aiuto al nostro Centro Riciclo di Vedelago.
Da tempo il Centro di Vedelago, infatti, fa parlare di sé non solo in Italia ed Europa, ma anche nel resto del Mondo, ponendo sotto gli occhi di tutti l’inevitabile equazione: i rifiuti sono una materia preziosa – detta ‘materia prima seconda’ - che può essere recuperata, ritornare bene di consumo e poi riciclata nuovamente, in un processo pressoché infinito che dimostra, inequivocabilmente, come il cosiddetto rifiuto non riciclabile è invece riciclabile. Oggetti di plastica, vetro, legno, metallo e tutto quello che giunge a Vedelago vengono fatti scorrere su di un nastro trasportatore che li divide. Poi, attraverso un processo detto di ‘estrusione’, cose grandi come cassette, tavoli e sedie sono macinate fino a diventare un granulato che tornerà a essere tavoli e sedie o qualsiasi altro prodotto nel campo dell’edilizia e dell’industria plastica dove è possibile impiegarlo (betonelle, cordonate stradali, pozzetti, vasche raccolta acque di scarico e presto anche negli asfalti, canaline per scarichi d’acqua, bancali, salvaprato per parcheggi, panchine, sedie, tavoli etc.). La Cina, un altro gigante mondiale, si sta interessando a questo procedimento da qualche tempo, con delegazioni che periodicamente si recano a Vedelago per studiare l’intero processo e replicarlo. L’India ha fatto un passo in più, chiedendo assistenza, consulenza e aiuto direttamente a casa propria.
Così, dal 22 al 28 marzo, alla missione diretta nelle tre macroaree indiane - in particolare a Pune, una grossa città industrializzata -, organizzata dal Centro Estero delle Camere di Commercio del Veneto nell’ambito degli scambi internazionali Italia-India ha partecipato anche il Centro Riciclo di Vedelago, alcune aziende del settore ambientale e studi di progettazione e di compostaggio. “Eravamo stati in India già tre anni fa – ci racconta Carla Poli – e abbiamo visto i primi cambiamenti importanti: essendosi nel frattempo formata un’attività di riciclo, abbiamo trovato i luoghi più puliti e con meno accattoni per le strade, soprattutto bambini. Si sono infatti creati laboratori e lavori che hanno tenute occupate le famiglie e tolto dalla strada tanti piccoli”.
La nostra idea dell’India, spesso, si limita a un grande Paese dove le dinamiche sociali, demografiche, religiose, politiche, economiche e linguistiche sembrano impedire il suo sviluppo. In realtà, l’India sta procedendo velocemente verso un cambiamento che parte da piccole cose, ma che pian piano stanno formando una nuova mentalità dal basso, l’ingrediente necessario a qualsiasi mutamento veramente efficace: “Non sono tanto interessati alla raccolta differenziata – ha precisato la Poli – perché già esiste e funziona. Sì, esiste, sembra quasi incredibile ma solo perché non se ne parla. Basti pensare che Pune, dove ci sono 7 milioni di abitanti, ha avviato il porta a porta e la raccolta differenziata sfiora il 60%. Però adesso vogliono qualcosa di più. Il loro maggior problema consiste nel recupero di piccole plastichette che altrimenti vanno in discarica per essere incenerite. Intanto hanno deciso di bandire l’incenerimento perché dannoso e hanno chiesto di essere aiutati ad attivare delle linee di estrusione per fare la materia prima seconda, come al Centro di Vedelago”.
Quelle plastiche leggere sono davvero un problema: finiscono nelle fognature che devono restare a cielo aperto per essere ripulite continuamente, con tutti i problemi per la salute che ne conseguono. I sacchetti, gli shoppers, sono stati vietati (v. foto), mentre per tutte le altre plastiche leggere è stato attivato un sistema di raccolta nel territorio. “Quel materiale raccolto per strada è assolutamente adatto alle nostre tecnologie, perché non c’è umido” ha commentato Carla Poli.
Per cinque anni, il Centro Riciclo di Vedelago offrirà dunque la propria consulenza e assistenza, affinché le 22 linee di estrusione che verranno attivate funzionino al meglio. Dal canto suo, il Governo indiano metterà a disposizione il terreno con un capannone già pronto e manodopera a carico proprio. Dal materiale raccolto ne uscirà un granulato che servirà a fabbricare tubi, pozzetti e manufatti stradali.
Articolo di Paola Fantin
(22/04/2010 -Tg0-positivo)
I problemi di un Paese così vasto sono dunque enormi, ma non mancano per questo le innovazioni e la ricerca di modelli che migliorino la qualità di vita degli abitanti.
Proprio per questo Nuova Deli, Bombay e Pune hanno deciso di intraprendere una nuova strada e dare una svolta alla propria politica dei rifiuti, chiedendo anche aiuto al nostro Centro Riciclo di Vedelago.
Da tempo il Centro di Vedelago, infatti, fa parlare di sé non solo in Italia ed Europa, ma anche nel resto del Mondo, ponendo sotto gli occhi di tutti l’inevitabile equazione: i rifiuti sono una materia preziosa – detta ‘materia prima seconda’ - che può essere recuperata, ritornare bene di consumo e poi riciclata nuovamente, in un processo pressoché infinito che dimostra, inequivocabilmente, come il cosiddetto rifiuto non riciclabile è invece riciclabile. Oggetti di plastica, vetro, legno, metallo e tutto quello che giunge a Vedelago vengono fatti scorrere su di un nastro trasportatore che li divide. Poi, attraverso un processo detto di ‘estrusione’, cose grandi come cassette, tavoli e sedie sono macinate fino a diventare un granulato che tornerà a essere tavoli e sedie o qualsiasi altro prodotto nel campo dell’edilizia e dell’industria plastica dove è possibile impiegarlo (betonelle, cordonate stradali, pozzetti, vasche raccolta acque di scarico e presto anche negli asfalti, canaline per scarichi d’acqua, bancali, salvaprato per parcheggi, panchine, sedie, tavoli etc.). La Cina, un altro gigante mondiale, si sta interessando a questo procedimento da qualche tempo, con delegazioni che periodicamente si recano a Vedelago per studiare l’intero processo e replicarlo. L’India ha fatto un passo in più, chiedendo assistenza, consulenza e aiuto direttamente a casa propria.
Così, dal 22 al 28 marzo, alla missione diretta nelle tre macroaree indiane - in particolare a Pune, una grossa città industrializzata -, organizzata dal Centro Estero delle Camere di Commercio del Veneto nell’ambito degli scambi internazionali Italia-India ha partecipato anche il Centro Riciclo di Vedelago, alcune aziende del settore ambientale e studi di progettazione e di compostaggio. “Eravamo stati in India già tre anni fa – ci racconta Carla Poli – e abbiamo visto i primi cambiamenti importanti: essendosi nel frattempo formata un’attività di riciclo, abbiamo trovato i luoghi più puliti e con meno accattoni per le strade, soprattutto bambini. Si sono infatti creati laboratori e lavori che hanno tenute occupate le famiglie e tolto dalla strada tanti piccoli”.
La nostra idea dell’India, spesso, si limita a un grande Paese dove le dinamiche sociali, demografiche, religiose, politiche, economiche e linguistiche sembrano impedire il suo sviluppo. In realtà, l’India sta procedendo velocemente verso un cambiamento che parte da piccole cose, ma che pian piano stanno formando una nuova mentalità dal basso, l’ingrediente necessario a qualsiasi mutamento veramente efficace: “Non sono tanto interessati alla raccolta differenziata – ha precisato la Poli – perché già esiste e funziona. Sì, esiste, sembra quasi incredibile ma solo perché non se ne parla. Basti pensare che Pune, dove ci sono 7 milioni di abitanti, ha avviato il porta a porta e la raccolta differenziata sfiora il 60%. Però adesso vogliono qualcosa di più. Il loro maggior problema consiste nel recupero di piccole plastichette che altrimenti vanno in discarica per essere incenerite. Intanto hanno deciso di bandire l’incenerimento perché dannoso e hanno chiesto di essere aiutati ad attivare delle linee di estrusione per fare la materia prima seconda, come al Centro di Vedelago”.
Quelle plastiche leggere sono davvero un problema: finiscono nelle fognature che devono restare a cielo aperto per essere ripulite continuamente, con tutti i problemi per la salute che ne conseguono. I sacchetti, gli shoppers, sono stati vietati (v. foto), mentre per tutte le altre plastiche leggere è stato attivato un sistema di raccolta nel territorio. “Quel materiale raccolto per strada è assolutamente adatto alle nostre tecnologie, perché non c’è umido” ha commentato Carla Poli.
Per cinque anni, il Centro Riciclo di Vedelago offrirà dunque la propria consulenza e assistenza, affinché le 22 linee di estrusione che verranno attivate funzionino al meglio. Dal canto suo, il Governo indiano metterà a disposizione il terreno con un capannone già pronto e manodopera a carico proprio. Dal materiale raccolto ne uscirà un granulato che servirà a fabbricare tubi, pozzetti e manufatti stradali.
Articolo di Paola Fantin
(22/04/2010 -Tg0-positivo)
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