Il progetto -promosso dal Centro Studi Ambientali di Torino- ha fatto breccia nei cuori degli amministratori comunali di Pettinengo, piccolo centro in provincia di Biella, che passerà alla storia per essere stato il primo Comune italiano ad aderire alla campagna.
La riscoperta della risorsa idrica è stata fatta in collaborazione con l’Associazione locale PaceFuturo, che lavora anche per la diffusione di una cultura dell’acqua come bene comune. A questa piccola rivoluzione blu partecipa inoltre l’ATO 2 Biellese Vercellese Casalese.
Con la campagna “T.V.B.” a Pettinengo 450 famiglie vengono informate e coinvolte nell’iniziativa. La metodologia utilizzata è tradizionale: dopo un primo momento di formazione, in cui spesso si sfatano radicati luoghi comuni, ai destinatari non solo vengono forniti utili consigli per convertirsi all’acqua del rubinetto, ma vengono offerti strumenti materiali, come depuratori e speciali fontanelle per un approvvigionamento consapevole.
Target privilegiati di “Ti Voglio Bere” sono anche le scuole e le aziende.
Il progetto ha compiuto i suoi primi passi proprio dal Liceo “Gioberti” di Torino, nel 2006. La scuola aveva espresso il desiderio di consumare l’acqua del rubinetto e l’allora assessore alle risorse idriche della provincia di Torino, Dorino Piras, diede il primo incarico sperimentale al Centro Studi Ambientali. I risultati raggiunti e l’entusiasmo dimostrato dai neo “Water Manager”, sono stati così soddisfacenti da far estendere l’esperienza ad altre scuole. Oggi è infatti attiva una vera e propria rete di istituzioni scolastiche: 41 istituti superiori su tutto il territorio piemontese (32.000 utenti, tra studenti, docenti e non docenti), a cui si aggiungono una trentina di scuole elementari e medie. Il progetto educativo punta soprattutto sulla peer education, l’educazione alla pari che scaturisce dall’interazione tra alunni, ma non tralascia il ritorno che può avere anche nelle famiglie. «La campagna nelle scuole punta su un forte coinvolgimento di studenti e docenti -afferma Alessandra Mazzotta dell’ufficio stampa del Centro- Ognuno partecipa in base alle proprie esperienze. Così, ad esempio l’Istituto professionale per i servizi pubblicitari Steiner ha realizzato la grafica della campagna mentre il Primo Liceo Artistico alcuni spot video». È inoltre attiva la giovanissima redazione di T.V.B. Tam Tam in cui i ragazzi si cimentano nel giornalismo.
Dalla scuola al settore turistico alberghiero il passo è stato breve. Diversi esercenti hanno aderito alla campagna incontrando la soddisfazione dei propri clienti. Tutti i cittadini possono comunque aderire a titolo personale facendo outing sul sito. Per loro T.V.B. ha ideato un kit per gustare meglio la propria acqua domestica, prodotto e commercializzato da una ditta specializzata.
Per Domenico Filippone, presidente del Centro e responsabile della campagna, il punto fondamentale del progetto «sta nell’adottare un piano d’azione idrico al pari di quelli che le amministrazioni locali adottano per i rifiuti e per l’energia. Attraverso questo strumento proponiamo interventi educativi, tecnici e di comunicazione per la valorizzazione della risorsa idrica. I dati che finora abbiamo raccolto attraverso un minuzioso monitoraggio e una profonda analisi, passo decisivo della nostra metodologia, dimostrano la bontà di tale approccio. Si tratta di un investimento che dà vita a un sistema integrato che mette al centro l’acqua come risorsa comune a cui tutti dobbiamo volere bene».
Eleonora Anello
La riscoperta della risorsa idrica è stata fatta in collaborazione con l’Associazione locale PaceFuturo, che lavora anche per la diffusione di una cultura dell’acqua come bene comune. A questa piccola rivoluzione blu partecipa inoltre l’ATO 2 Biellese Vercellese Casalese.
Con la campagna “T.V.B.” a Pettinengo 450 famiglie vengono informate e coinvolte nell’iniziativa. La metodologia utilizzata è tradizionale: dopo un primo momento di formazione, in cui spesso si sfatano radicati luoghi comuni, ai destinatari non solo vengono forniti utili consigli per convertirsi all’acqua del rubinetto, ma vengono offerti strumenti materiali, come depuratori e speciali fontanelle per un approvvigionamento consapevole.
Target privilegiati di “Ti Voglio Bere” sono anche le scuole e le aziende.
Il progetto ha compiuto i suoi primi passi proprio dal Liceo “Gioberti” di Torino, nel 2006. La scuola aveva espresso il desiderio di consumare l’acqua del rubinetto e l’allora assessore alle risorse idriche della provincia di Torino, Dorino Piras, diede il primo incarico sperimentale al Centro Studi Ambientali. I risultati raggiunti e l’entusiasmo dimostrato dai neo “Water Manager”, sono stati così soddisfacenti da far estendere l’esperienza ad altre scuole. Oggi è infatti attiva una vera e propria rete di istituzioni scolastiche: 41 istituti superiori su tutto il territorio piemontese (32.000 utenti, tra studenti, docenti e non docenti), a cui si aggiungono una trentina di scuole elementari e medie. Il progetto educativo punta soprattutto sulla peer education, l’educazione alla pari che scaturisce dall’interazione tra alunni, ma non tralascia il ritorno che può avere anche nelle famiglie. «La campagna nelle scuole punta su un forte coinvolgimento di studenti e docenti -afferma Alessandra Mazzotta dell’ufficio stampa del Centro- Ognuno partecipa in base alle proprie esperienze. Così, ad esempio l’Istituto professionale per i servizi pubblicitari Steiner ha realizzato la grafica della campagna mentre il Primo Liceo Artistico alcuni spot video». È inoltre attiva la giovanissima redazione di T.V.B. Tam Tam in cui i ragazzi si cimentano nel giornalismo.
Dalla scuola al settore turistico alberghiero il passo è stato breve. Diversi esercenti hanno aderito alla campagna incontrando la soddisfazione dei propri clienti. Tutti i cittadini possono comunque aderire a titolo personale facendo outing sul sito. Per loro T.V.B. ha ideato un kit per gustare meglio la propria acqua domestica, prodotto e commercializzato da una ditta specializzata.
Per Domenico Filippone, presidente del Centro e responsabile della campagna, il punto fondamentale del progetto «sta nell’adottare un piano d’azione idrico al pari di quelli che le amministrazioni locali adottano per i rifiuti e per l’energia. Attraverso questo strumento proponiamo interventi educativi, tecnici e di comunicazione per la valorizzazione della risorsa idrica. I dati che finora abbiamo raccolto attraverso un minuzioso monitoraggio e una profonda analisi, passo decisivo della nostra metodologia, dimostrano la bontà di tale approccio. Si tratta di un investimento che dà vita a un sistema integrato che mette al centro l’acqua come risorsa comune a cui tutti dobbiamo volere bene».
Eleonora Anello
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