“Smettiamola di nascondere i problemi” questo lo slogan di Puliamo il Mondo 2009, la versione italiana del più grande evento di volontariato ambientale nel mondo, “Clean Up the World”, organizzata in Italia da Legambiente.
Come evidenziato da Legambiente si deve smettere di fingere che inquinamento, cattiva gestione dei rifiuti e degrado urbano non siano un problema. E' sotto gli occhi di tutti che vasti territori del nostro paese stanno diventando delle discariche a cielo aperto.
Lungo tangenziali, svincoli, piazzole di sosta, prati e terreni agricoli si pratica lo sport del lancio del sacchetto dell'immondizia o dello smaltimento illegale di masserizie varie scaricate da camion e furgoni. Sarebbe opportuno che i tanti cittadini che si servono di servizi di sgombero alloggi e cantine si ponessero seriamente il problema di dove vanno a finire gli oggetti di cui si liberano con sollievo e considerassero la possibilità di essere corresponsabili, sia pure indirettamente, di quelle discariche illegali che magari denunciano e condannano. In quasi tutti i comuni italiani esiste la possibilità, gratuita, di liberarsi di rifiuti urbani ingombranti o inquinanti, basta un po' di buona volontà, organizzazione e senso civico.
Il messaggio che hanno accolto i 700.000 cittadini che hanno partecipato a questa sedicesima edizione di Puliamo il mondo è che dobbiamo prenderci veramente cura del territorio in cui viviamo, giorno dopo giorno, senza abbassare mai la guardia perché il degrado non richiama altro che ulteriori livelli di degrado.
E' evidente che il problema della gestione dei rifiuti è destinato a trasformarsi in una emergenza permanente, che assorbirà risorse sempre maggiori, a meno che le strutture preposte sul territorio non mettano in atto e rapidamente efficaci politiche di gestione.
Come si può correre ai ripari nell'immediato ? Sicuramente cominciando a trasmettere ai futuri cittadini, a partire dalle scuole materne, gli essenziali principi di educazione al rispetto per l'ambiente.
E' esperienza comune degli educatori rilevare quanto sia semplice e naturale per i bambini capire come fare la raccolta differenziata e perché sia necessario farla, molto più difficile risulta invece “rieducare” l'adulto che si è ormai abituato a agire inseguendo comodità personali, senza considerare minimamente quali possano essere le conseguenze delle proprie azioni sull'ambiente. E se poi i ragazzi coinvolti in questi percorsi di educazione e di pulizia ambientale fossero proprio i figli di quei cittadini che buttano senza coscienza e conoscenza, forse ci sarebbe davvero l'opportunità di interrompere un circolo vizioso.
Un'altra possibilità potrebbe essere quella che ognuno di noi, come singolo o associazione, diventasse parte attiva di un processo di democrazia partecipata nel comune in cui risiede in modo che, Puliamo il mondo potesse diventare un impegno lungo 365 giorni.
I cittadini dovrebbero sì segnalare comportamenti incivili, discariche e verificare che le segnalazioni abbiano un seguito, ma, al tempo stesso, dovrebbero saper mettere al servizio delle proprie amministrazioni loro competenze, suggerimenti e supporto a titolo volontario in modo che i problemi possano trovare una soluzione al loro nascere, senza degenerare nell'emergenza.
Assolutamente in linea con questa inderogabile necessità è il progetto “Custodi del territorio” lanciato da numerosi circoli di Legambiente e associazioni locali, e cioè un impegno a favore dell’ambiente che duri tutto l’anno.
“Il progetto Custodi del territorio nasce per rieducare le persone all'importanza del "bene suolo" come ricchezza che va assolutamente protetta e preservata per raggiungere l'obiettivo di affidarne ai privati la cura, attraverso pratiche di sussidiarietà che vedono coinvolte anche le istituzioni – spiega Andrea Poggio, vice direttore nazionale – E' urgente riattivare un circuito virtuoso tra attività edilizia e ricostruzione della natura, perché gli spazi aperti con forte contenuto naturalistico sono oggi più che mai elementi decisivi per definire l'abitabilità, la vivibilità e la qualità di un territorio: ecco perché chiediamo un impegno a chi possiede un'area verde non edificata, agli agricoltori che usano la terra per produrre beni alimentari e agli Enti Locali che conservano il territorio per conto della loro comunità”.
Come evidenziato da Legambiente si deve smettere di fingere che inquinamento, cattiva gestione dei rifiuti e degrado urbano non siano un problema. E' sotto gli occhi di tutti che vasti territori del nostro paese stanno diventando delle discariche a cielo aperto.
Lungo tangenziali, svincoli, piazzole di sosta, prati e terreni agricoli si pratica lo sport del lancio del sacchetto dell'immondizia o dello smaltimento illegale di masserizie varie scaricate da camion e furgoni. Sarebbe opportuno che i tanti cittadini che si servono di servizi di sgombero alloggi e cantine si ponessero seriamente il problema di dove vanno a finire gli oggetti di cui si liberano con sollievo e considerassero la possibilità di essere corresponsabili, sia pure indirettamente, di quelle discariche illegali che magari denunciano e condannano. In quasi tutti i comuni italiani esiste la possibilità, gratuita, di liberarsi di rifiuti urbani ingombranti o inquinanti, basta un po' di buona volontà, organizzazione e senso civico.
Il messaggio che hanno accolto i 700.000 cittadini che hanno partecipato a questa sedicesima edizione di Puliamo il mondo è che dobbiamo prenderci veramente cura del territorio in cui viviamo, giorno dopo giorno, senza abbassare mai la guardia perché il degrado non richiama altro che ulteriori livelli di degrado.
E' evidente che il problema della gestione dei rifiuti è destinato a trasformarsi in una emergenza permanente, che assorbirà risorse sempre maggiori, a meno che le strutture preposte sul territorio non mettano in atto e rapidamente efficaci politiche di gestione.
Come si può correre ai ripari nell'immediato ? Sicuramente cominciando a trasmettere ai futuri cittadini, a partire dalle scuole materne, gli essenziali principi di educazione al rispetto per l'ambiente.
E' esperienza comune degli educatori rilevare quanto sia semplice e naturale per i bambini capire come fare la raccolta differenziata e perché sia necessario farla, molto più difficile risulta invece “rieducare” l'adulto che si è ormai abituato a agire inseguendo comodità personali, senza considerare minimamente quali possano essere le conseguenze delle proprie azioni sull'ambiente. E se poi i ragazzi coinvolti in questi percorsi di educazione e di pulizia ambientale fossero proprio i figli di quei cittadini che buttano senza coscienza e conoscenza, forse ci sarebbe davvero l'opportunità di interrompere un circolo vizioso.
Un'altra possibilità potrebbe essere quella che ognuno di noi, come singolo o associazione, diventasse parte attiva di un processo di democrazia partecipata nel comune in cui risiede in modo che, Puliamo il mondo potesse diventare un impegno lungo 365 giorni.
I cittadini dovrebbero sì segnalare comportamenti incivili, discariche e verificare che le segnalazioni abbiano un seguito, ma, al tempo stesso, dovrebbero saper mettere al servizio delle proprie amministrazioni loro competenze, suggerimenti e supporto a titolo volontario in modo che i problemi possano trovare una soluzione al loro nascere, senza degenerare nell'emergenza.
Assolutamente in linea con questa inderogabile necessità è il progetto “Custodi del territorio” lanciato da numerosi circoli di Legambiente e associazioni locali, e cioè un impegno a favore dell’ambiente che duri tutto l’anno.
“Il progetto Custodi del territorio nasce per rieducare le persone all'importanza del "bene suolo" come ricchezza che va assolutamente protetta e preservata per raggiungere l'obiettivo di affidarne ai privati la cura, attraverso pratiche di sussidiarietà che vedono coinvolte anche le istituzioni – spiega Andrea Poggio, vice direttore nazionale – E' urgente riattivare un circuito virtuoso tra attività edilizia e ricostruzione della natura, perché gli spazi aperti con forte contenuto naturalistico sono oggi più che mai elementi decisivi per definire l'abitabilità, la vivibilità e la qualità di un territorio: ecco perché chiediamo un impegno a chi possiede un'area verde non edificata, agli agricoltori che usano la terra per produrre beni alimentari e agli Enti Locali che conservano il territorio per conto della loro comunità”.
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