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venerdì 12 marzo 2010

Supermercati e buste di plastica, un'alleanza pronta a morire

In un tempo neanche tanto remoto neppure ci si faceva caso. Si usciva di casa, si andava al supermercato e alla cassa si attendeva la busta di plastica. Era tutto normale. I primi segni di stupore davanti a qualcosa che stava cambiando è stato l'acquisto del sacchetto. Non era più “dovuto”, chi lo voleva lo doveva pagare. Costavano di più quello biodegradabile, che sembrava un oggetto radical chic, e le buste di carta, quelle che si vedono uscire piene di cibi preconfezionati dal baule dell'auto, nel banale immaginario cinematografico.

Allo stesso tempo apparivano le prime casalinghe, o anziane, o semplicemente astute, o entrambe le cose, che portavano le borse di plastica da casa. Borse piegate perfettamente in un triangolo quasi stirato, oppure meno precise, arrotolate e annodate su loro stesse. Alla cassa, alla consueta domanda “vuole la borsa?”, tiravano fuori buste già usate. Che non si dica che l'economia domestica ha da imparare!

Il tempo passa incessante e senza tregua. Le borse si pagano e non si smaltiscono. Armadietti pieni di borse senza senso. Addirittura alcune con manici tanto impropri da non poter neppure essere riutilizzate per l'immondizia. Lo spreco, il disordine.

Il design, che dove può si insinua, trova spazio nella creazione di simpatici oggetti sempre più piccoli, colorati e spiritosi, che si aprono e diventano comodissime borse da spesa in tessuti super resistenti. Un po' come le borse che in tempi non sospetti alcuni grandi supermercati regalavano agli habitué, di tessuto con il marchio stampato mille volte.

Ora il collasso. Bandita la plastica, acquistato il carrellino che fa un po' nonna (anche se di design), comprata la borsa di tessuto grande, ma anche piccola, ancora troppo. Troppa plastica.

Plastica ovunque, plastica a contenere due mele cotte, plastica per tre grapoli di pomodori, plastica per la monoporzione, la biporzione, plastica per tappare, plastica per plastica. In una busta di plastica. Plastica per un etto di prosciutto, plastica per ogni contenitore.

Da poco, ma evidentemente in Italia è un processo non breve, alcuni supermercati hanno iniziato a porre i primi erogatori di prodotti sfusi. Il barattolo, sia del detersivo, come dei cereali o dei succhi o dell'acqua, si compra una sola volta. Poi si riusa. La parola che segna il cambiamento è proprio riuso, non riciclo.

A Trento è stato siglato un accordo tra il comune e gdo (grande distribuzione organizzata) per la riduzione dei rifiuti. I punti obbligatori sono shoppers in tela o materiale riutilizzabile o compostabile; vendita di salumi e formaggi in carta a veli separabili o separati; presenza e promozione di prodotti con ricariche; vendita vino, acqua e succhi con vuoto a rendere; presenza di contenitori per raccolta pile usate e vendita di pile ricaricabili; cessione di alimenti prossimi alla scadenza ad associazioni benefiche o ai clienti con sconti.

Poi ci sono altre azioni facoltative come presenza di prodotti con ridotto peso di imballaggio o con imballaggio in materiale riciclato; vendita detersivi sfusi; vendita prodotti alimentari sfusi; vendita di frutta e verdura in sacchetti compostabili; vendita di prodotti della gastronomia in contenitori compostabili; vendita di vino sfuso; vendita di pannolini lavabili; tra queste due o tre devono essere scelte dai supermercati in base alla metratura del punto vendita (due per i punti vendita inferiori ai 400 mq, tre per quelli superiori ai 400mq).

All'iniziativa hanno aderito 7 gruppi e 18 punti vendita. La situazione sull'eventuale mutamento delle scelte dei consumatori è monitorata da alcuni gruppi. Il comune, monitorati i risultati e i gruppi partecipanti, elargirà incentivi verso i più virtuosi.

Onestamente, oltre ogni incentivo o promozione, ritengo che sia più comodo. Meno scatole da smaltire, sempre ingombranti e fastidiose. Inutili, soprattutto.

Purtroppo il consumatore è l'ultimo anello nella catena della produzione. Solo non acquistando può scegliere, non acquistando, ad esempio, quei prodotti grandi come una nocciolina ma imballati in volumi inspiegabili. Imballaggi da Mc Giver, difficili persino da aprire. Assurdo.

Di Laura Vella- Terranauta.it

NOTA REDAZIONE: all'interno dei punti vendita dei gruppi che hanno aderito A Trento sono esposti dei totem con l'elenco delle azioni di riduzione imballaggi in corso. Accanto all'azione di promozione borse riutilizzabili è presente il logo di "Porta la Sporta".

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