L'eccezionale libro di Tristam Stuart Waste: Uncovering the Global Food Scandal descrive lo scandalo della nostra società del benessere che si può permettere di buttare via enormi quantità di cibo. Una famiglia inglese butta mediamente nella spazzatura alimenti per un valore di 8£, senza parlare di quanto cibo viene buttato via dai supermercati.
Ma il lettore non viene lasciato a sentimenti di impotenza e tristezza perché l'autore indica una serie di possibili miglioramenti e soluzioni applicabili lungo tutta la filiera alimentare.
Dagli agricoltori all'industria agroalimentare ai supermercati, ai ristoranti, consumatori e governi: tutti possono contribuire al processo di riduzione. Il suo piano d'azione lascia al lettore la sensazione che le soluzioni, anche se non di semplice applicazione ovunque, sono tuttavia una possibilità concreta.
Tali soluzioni possono aiutare le persone minacciate dalla fame e aiutare la Gran Bretagna a raggiungere gli obiettivi internazionali prefissati di contrasto ai cambiamenti climatici.
Waste-Rifiuti è un libro edificante ma anche coraggioso; Stuart ha stilato, per la prima volta, una classifica della quantità di rifiuti generati dalla grande distribuzione in prodotti alimentari.
“ Se i risultati contengono qualche imprecisione”, specifica l'autore “ questo è dovuto alla difficoltà di reperimento dei dati e dovrebbe servire da stimolo ai gruppi per mettere a disposizione dati più precisi e completi”. Dalla classifica la Co-op risulta essere il gruppo più performante con un 27 % di efficienza in più rispetto ai valori ottenuti dalla media delle performance dei gruppi, Sainsbury's ottiene il punteggio peggiore, con uno spreco del 14% in più rispetto alla media e con un distacco pari al 55% rispetto alla performance di Co-op. I gruppi Morrisons e Tesco sono nella media mentre Waitrose e Asda, con una performance leggermente peggiore rispetto alla media registrano un distacco del 47% a favore di Co-op.
Co-op risulta in testa alla lista, perché resiste alla tentazione di ritrovarsi con un eccesso di scorte a favore di un'esposizione ricca e abbondante. Stuart dice di apprezzare maggiormente ora gli scaffali scarsamente riempiti del suo punto di vendita Co-op rispetto a quelli carichi perché sa che ciò è dovuto al tentativo di ridurre i rifiuti. Inoltre, il gruppo applica una politica di riduzione graduale del prezzo, a seconda di quanto più i prodotti si avvicinano alla data di scadenza.
“ La maggior parte dei supermercati applica questa politica in qualche misura ma si potrebbe fare molto di più” assicura Stuart. Allo stesso modo i programmi di donazione delle eccedenza alimentari ad associazioni di beneficenza che li destinano a comunità bisognose come FareShare potrebbero, secondo Stuart, essere sviluppati ulteriormente per ridurre il quantitativo che va in discarica.
Stuart è preoccupato per la quantità di cibo che finisce in discarica causando emissioni ad alto contenuto di metano e anidride carbonica, due gas serra molto attivi, specialmente il primo.
Nessun alimento viene invece buttato in discarica in Corea del Sud e Taiwan dove i rifiuti alimentari vengono utilizzati per la produzione di alimenti per suini. In Inghilterra questa pratica è stata vietata dalla Gran Bretagna e dall'Unione europea nel 2001, dopo l'epidemia di afta epizootica. Gli allevatori non avevano rispettato le norme di legge che prevedevano la bollitura e sterilizzazione dei rifiuti alimentari necessarie per eliminare eventuali agenti patogeni. Stuart suggerisce che dopo un certo periodo il divieto avrebbe dovuto essere sospeso. Diversi allevatori di suini hanno cessato l'attività non potendo permettersi l'approvvigionamento di mangimi costosi al posto dei rifiuti alimentari a buon mercato.
Stuart ammira i governi di quelle che lui chiama le "Isole della speranza": Giappone, Corea e Taiwan che hanno reso obbligatorio per le imprese alimentari una riduzione dei rifiuti del 66% e vorrebbe che il governo inglese seguisse le stesse politiche. “Il nostro governo invece preferisce assecondare le comodità del consumatore e cercare accordi volontari con le imprese “ dice Stuart. Intanto da parte del ministero per l'ambiente inglese sono state annunciate nuove iniziative di contrasto alla produzione dei rifiuti che includono proposte di smaltimento dei rifiuti alternativi alla discarica, la progettazione di nuovi formati per soddisfare il crescente numero di coloro che vivono soli e per ripensare le formulazione delle etichette rispetto alla data di scadenza che spesso indica un termine entro cui la qualità del prodotto è garantita piuttosto che un termine oltre al quale si vada incontro a rischi per la salute.
Ma il lettore non viene lasciato a sentimenti di impotenza e tristezza perché l'autore indica una serie di possibili miglioramenti e soluzioni applicabili lungo tutta la filiera alimentare.
Dagli agricoltori all'industria agroalimentare ai supermercati, ai ristoranti, consumatori e governi: tutti possono contribuire al processo di riduzione. Il suo piano d'azione lascia al lettore la sensazione che le soluzioni, anche se non di semplice applicazione ovunque, sono tuttavia una possibilità concreta.
Tali soluzioni possono aiutare le persone minacciate dalla fame e aiutare la Gran Bretagna a raggiungere gli obiettivi internazionali prefissati di contrasto ai cambiamenti climatici.
Waste-Rifiuti è un libro edificante ma anche coraggioso; Stuart ha stilato, per la prima volta, una classifica della quantità di rifiuti generati dalla grande distribuzione in prodotti alimentari.
“ Se i risultati contengono qualche imprecisione”, specifica l'autore “ questo è dovuto alla difficoltà di reperimento dei dati e dovrebbe servire da stimolo ai gruppi per mettere a disposizione dati più precisi e completi”. Dalla classifica la Co-op risulta essere il gruppo più performante con un 27 % di efficienza in più rispetto ai valori ottenuti dalla media delle performance dei gruppi, Sainsbury's ottiene il punteggio peggiore, con uno spreco del 14% in più rispetto alla media e con un distacco pari al 55% rispetto alla performance di Co-op. I gruppi Morrisons e Tesco sono nella media mentre Waitrose e Asda, con una performance leggermente peggiore rispetto alla media registrano un distacco del 47% a favore di Co-op.
Co-op risulta in testa alla lista, perché resiste alla tentazione di ritrovarsi con un eccesso di scorte a favore di un'esposizione ricca e abbondante. Stuart dice di apprezzare maggiormente ora gli scaffali scarsamente riempiti del suo punto di vendita Co-op rispetto a quelli carichi perché sa che ciò è dovuto al tentativo di ridurre i rifiuti. Inoltre, il gruppo applica una politica di riduzione graduale del prezzo, a seconda di quanto più i prodotti si avvicinano alla data di scadenza.
“ La maggior parte dei supermercati applica questa politica in qualche misura ma si potrebbe fare molto di più” assicura Stuart. Allo stesso modo i programmi di donazione delle eccedenza alimentari ad associazioni di beneficenza che li destinano a comunità bisognose come FareShare potrebbero, secondo Stuart, essere sviluppati ulteriormente per ridurre il quantitativo che va in discarica.
Stuart è preoccupato per la quantità di cibo che finisce in discarica causando emissioni ad alto contenuto di metano e anidride carbonica, due gas serra molto attivi, specialmente il primo.
Nessun alimento viene invece buttato in discarica in Corea del Sud e Taiwan dove i rifiuti alimentari vengono utilizzati per la produzione di alimenti per suini. In Inghilterra questa pratica è stata vietata dalla Gran Bretagna e dall'Unione europea nel 2001, dopo l'epidemia di afta epizootica. Gli allevatori non avevano rispettato le norme di legge che prevedevano la bollitura e sterilizzazione dei rifiuti alimentari necessarie per eliminare eventuali agenti patogeni. Stuart suggerisce che dopo un certo periodo il divieto avrebbe dovuto essere sospeso. Diversi allevatori di suini hanno cessato l'attività non potendo permettersi l'approvvigionamento di mangimi costosi al posto dei rifiuti alimentari a buon mercato.
Stuart ammira i governi di quelle che lui chiama le "Isole della speranza": Giappone, Corea e Taiwan che hanno reso obbligatorio per le imprese alimentari una riduzione dei rifiuti del 66% e vorrebbe che il governo inglese seguisse le stesse politiche. “Il nostro governo invece preferisce assecondare le comodità del consumatore e cercare accordi volontari con le imprese “ dice Stuart. Intanto da parte del ministero per l'ambiente inglese sono state annunciate nuove iniziative di contrasto alla produzione dei rifiuti che includono proposte di smaltimento dei rifiuti alternativi alla discarica, la progettazione di nuovi formati per soddisfare il crescente numero di coloro che vivono soli e per ripensare le formulazione delle etichette rispetto alla data di scadenza che spesso indica un termine entro cui la qualità del prodotto è garantita piuttosto che un termine oltre al quale si vada incontro a rischi per la salute.
In sintesi ognuno di noi può contribuire alla soluzione di questo problema comprando di meno, in modo oculato e non sentendosi “indigente” quando si acquistano prodotti ribassati perché vicini alla data di scadenza. La crisi economica sta contribuendo a farci diventare più sobri e parsimoniosi ma è la salute del pianeta che richiede che questo sforzo venga perseguito da sempre più persone e intere nazioni.
Fonte: Telegraph.co.uk
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